Gli oneri fiscali delle azioni di tutela del patrimonio personale

01/12/2010

di Alberto Righini

La pratica professionale ha individuato vari strumenti per tutelare i patrimoni personali dalle possibili “aggressioni” esterne. Il novero dei soggetti esposti, anche fuori dell’ambito imprenditoriale, è considerevole. Basti pensare alla platea dei professionisti (me-dici, ingegneri, avvocati, dottori commercialisti, amministratori di società, ecc.) il cui operato è sempre soggetto ad azioni di responsabilità. Nel presente intervento, tralasciando le considerazioni civilistiche in ordine al differente “grado” di protezione che questi strumenti offrono, indichiamo l’onere fiscale riconnesso agli stessi. Spesso, infatti, si discute in modo astratto dei vari interventi di protezione patrimoniale tralasciando l’incidenza di fattori, quali appunto il “costo fiscale”, che all’atto pratico assumono invece una rilevanza decisiva nella scelta della soluzione d adottare. Nei paragrafi che seguono, in particolare, si illustra per ciascuna azione di tutela del patrimonio, immobiliare e mobiliare (partecipazioni), l’onere fiscale in termini di imposizione indiretta riconnesso alla sua realizzazione. e azioni di tutela prese in considerazione sono quelle maggiormente usate nella prassi professionale. Trattasi dell’utilizzo del trust, l’istituto di matrice anglosassone che consente, con atto inter vivos  o mortis causa, di segregare un patrimonio destinandolo a uno specifico scopo; il ricorso a strutture societarie, anche straniere, o fiduciarie per l’intestazione dei beni; nonché l’apposizione di vincoli sul patrimonio quali il fondo patrimoniale e i vincoli di destinazione; le polizze assicurative e infine, per quanto riguarda i beni immobili, alcune strategie contrattuali volte a rendere i beni meno appetibili alle aggressioni dei terzi, quali la locazione, la trascrizione del preliminare di compravendita, la cessione “in fiducia”. L’analisi svolta nei paragrafi che seguono è divisa in due fasi, in ragione del momento in cui si rea-lizza l’azione stessa. Illustreremo prima le azioni di tutela realizzate ex post, ovvero quelle poste in essere per “difendere” il patrimonio che si possiede già, e successivamente quelle realizzate ex ante, ovvero prima di acquistare un bene. In quest’ultimo caso si tratterà di verificare le possibili alternative d’acquisto al fine di evitare l’intestazione diretta del bene. Anticipiamo che questo approccio consente subito di evidenziare la maggiore onerosità delle azioni di difesa realizzate a posteriori (ex post), facendo così concludere che, anche al fine di ottimizzare il carico fiscale della gestione patrimoniale personale, è opportuno che il soggetto interessato ad evitare l’esposizione del proprio patrimonio alle eventuali azioni di responsabilità, predisponga preliminarmente una strategia di pianificazione patrimoniale e subordinatamente alla stessa effettui i propri investimenti. Così facendo l’investimento patrimoniale è veicolato subito nella struttura di “protezione” prescelta senza necessità di un successivo intervento a tale fine che, come vedremo, è alquanto oneroso.

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