Reddito di lavoro dipendente prestato all'estero: profili tributari e previdenziali

01/10/2007

di Alberto Righini

I processi di internazionalizzazione delle imprese, oggi sempre più attuali, comportano la possibilità che un lavoratore svolga, in tutto o in parte, la propria prestazione anche all'estero. L'attuale contesto "globalizzato" assorbe anche gli "spazi di lavoro", per cui è sempre più facile che a seguito dell'intreccio delle relazioni a livello internazionale (fusioni di aziende oltre confine, costituzioni di società e sedi secondarie all'estero, dimensione internazionale dei gruppi, eccetera), i lavoratori da una parte e le imprese dall'altra si debbano confrontare con le implicazioni fiscali e previdenziali di una gestione sopranazionale del rapporto di lavoro. Nel contesto indicato, il lavoratore dipendente può trovarsi a svolgere la propria prestazione all'estero a vario titolo; semplici trasferte più o meno lunghe, trasferimenti presso sedi estere, distacchi o vere e proprie assunzioni all'estero presso controllate..... (omissis).
Di seguito affronteremo il trattamento fiscale e previdenziale del reddito di lavoro dipendente prestato all'estero che, come vedremo, dipende in generale, più che dalle fattispecie sopra indicate, dal tempo di permanenza all'estero del lavoratore (superiore o meno a 183 giorni), dalla sua residenza fiscale e dalla modalità di svolgimento del rapporto di lavoro (continuativo ed esclusivo). Segue

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