A cura di Marco Bevilacqua La
Cassazione con sentenza a
Sezioni Unite n. 21271/2025, è ritornata ad occuparsi della
prova di resistenza atta a sostenere il vizio di carenza del
contraddittorio tributario, statuendo che essa riguarda gli
elementi in fatto costituenti l’istruttoria endoprocedimentale e
non le questioni di stretta interpretazione giuridica ex se, ossia svincolate dai fatti materiali da cui scaturiscono, per natura demandate alla giurisdizione e pertanto deducibili nel processo al fine di
demolire la fattispecie impositiva. Ad avviso della Suprema Corte, quindi, il giudice è chiamato ad effettuare una
prognosi postuma ex ante sull’idoneità dell’elemento di fatto, che parte contribuente avrebbe potuto far valere, a sortire
un risultato differente del procedimento impositivo ove il contraddittorio si fosse regolarmente tenuto, e volta conseguentemente ad escludere che si sia invece trattato di un’opposizione
meramente pretestuosa e vacua.