Punto di vista di Claudio Rorato

Consapevolezza delle debolezze, nuova forza per reagire alle difficoltà

Dare consigli a chi da anni si occupa di un’azienda o di una realtà organizzata potrebbe risultare presuntuoso. È per questo motivo che per gli Amici della rubrica "Punti di vista..." preferisco parlare di ciò che, a mio parere, ci possiamo portare a casa da questa situazione di emergenza sanitaria, che è anche diventata emergenza economica.
Come spesso accade dalle crisi, brevi o prolungate che siano, ci portiamo a casa numerosi insegnamenti, che dobbiamo avere il coraggio di guardare con l’umiltà di chi si accorge di aver vissuto una situazione pericolosa.

Il primo elemento, non necessariamente più importante, ma più di sistema è la necessità di una nuova visione dell’agire quotidiano, sia in ambito privato che economico. L’emergenza che ancora stiamo vivendo ha fatto saltare alcuni paradigmi consolidati, nonché alcune certezze che accompagnano il nostro agire di imprenditori, professionisti, cittadini o altro ancora.

Personalmente ritengo che la prima informazione utile sia proprio quella di registrare la nostra debolezza di fronte a eventi inaspettati e veloci nella loro diffusione. Diventare umilmente consapevoli della nostra debolezza, è il primo atto di forza che possiamo fare. Perché è lì che individuiamo più facilmente cosa ha scricchiolato, cosa non ha funzionato e, quindi, dove sia urgente intervenire.

Un’ulteriore consapevolezza da acquisire è che da soli non si va lontano, soprattutto quando le cose si mettono male. La solidarietà fa anche bene allo spirito e la collaborazione aiuta ad affrontare con più intensità le difficoltà, perché si ha modo di confrontarsi sulle soluzioni – utile per inquadrare il problema anche da prospettive diverse – di moltiplicare le energie e le risorse, di mettere a fattor comune delle azioni.

Inoltre, quanto importante si è dimostrato aver condiviso con i propri dipendenti e collaboratori una strategia, dei valori e dei comportamenti? Tanto! Come sarebbe stato possibile ‘girare la chiave’ nell’erogare servizi attraverso prassi di home working (o lavoro in remoto, dato che smart working è un’altra cosa) senza aver costruito una squadra, una vera squadra in grado di muoversi con margini di autonomia e di responsabilizzazione elevati? La squadra, ecco, un altro tassello importante da portarsi a casa. Curare il coinvolgimento delle persone, farle sentire parte di un progetto più ampio che va al di là del rapporto datore di lavoro-dipendente esprime tutta la sua forza nel momento in cui la squadra ‘deve far quadrato’ in un momento difficile.

Occhi attenti, orecchie dritte, ecco un altro elemento da mettersi in saccoccia. Compatibilmente con le diversità di business di ciascuna azienda, tuttavia in questo periodo molte realtà si sono trovate in difficoltà a mettere in campo un modello organizzativo diverso dal solito – lavora da casa per grossa parte del personale – impreparati a gestire velocemente il lavoro tradizionalmente svolto e controllato all’interno degli uffici. La capacità di programmare una struttura diffusa e non più concentrata si è dimostrata un fattore non solo di reattività all’emergenza ma anche una leva competitiva. Compressi dalla quotidianità che incombe e, spesso, copre la visuale, imprenditori e professionisti trascurano alcuni investimenti non per mancanza di denaro o di impreparazione, ma solamente perché il cambiamento potrebbe creare ritardi nel lavoro di tutti i giorni. Tutto vero e comprensibile, però il dazio prima o poi si paga.

Chi non si è attrezzato con tecnologie collaborative – che non richiedono investimenti finanziari insopportabili – chi non ha adeguatamente addestrato il personale all’uso di strumenti collaborativi si è trovato in seria difficoltà a proseguire le attività fuori dalle mura aziendali. E non mi riferisco solamente al lavoro svolto dal personale ma anche alla possibilità di vendita attraverso canali alternativi (e-Commerce su tutti).

Flessibilità, ecco un’altra parola che, però, esprime chiari modelli organizzativi e di business in un mondo sempre più dinamico e complesso (NON complicato). Oggi l’uomo è qui a raccontare la sua storia e i dinosauri no. La capacità di adattamento diventa una strategia, un pensiero ispiratore non più un atto di politica attuativa. Pensare a cosa fare con i propri impianti, le proprie competenze quando un mercato va in crisi, fa parte del kit di sopravvivenza. Gli esempi virtuosi ci sono e vanno oltre alla solidarietà espressa nell’emergenza sanitaria: chi ha confezionato camici e mascherine provenendo dal mondo della moda, chi ha adattato maschere da sub ai respiratori salvavita negli ospedali. Esempi non sempre facilmente replicabili ma esemplificativi della capacità di guardare oltre al consueto.

La pozione, con i suoi ingredienti molto umani e assai poco soprannaturali, alla fine restituisce nuova forza. La forza di guardare negli occhi la difficoltà, di cavalcarla e di non subirla. Per aspera, ad astra.

Claudio Rorato
Direttore Osservatori Digital B2b e Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano
Senior Advisor in Strategia, Organizzazione e Digital Transformation
Innovation Manager @elenco MISE
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