Raddoppio dei termini tra pasticci contingenti e questioni di fondo: dalla decadenza alla prescrizione?

18/03/2015

di Monica Secco e Chiara Chirico

Nell’autotassazione, indotta dalla tassazione attraverso le aziende, i valori ed i principi sottostanti al termine di decadenza per l’esercizio dei poteri di accertamento devono essere profondamente ripensati; si è indebolita l’esigenza di una precisa linea di confine per una potestà amministrativa d’imposizione ormai divenuta meramente potenziale; lo confermano i richiami, ribaditi anche su Dialoghi, all’accertamento delle annualità «recenti». In modo complementare, c’è un interesse a poter approfondire possibili frodi e occultamenti senza intralci dall’imminente scadenza dei termini di accertamento. In questa logica di flessibilità si collocava la nota questione del raddoppio dei termini di accertamento in caso di denuncia penale; l’obiettivo era di consentire il proseguimento delle indagini quando a ridosso della scadenza del termine ordinario per l’accertamento i verificatori trovavano indizi di reato che legittimavano un approfondimento dei controlli. Al di là delle tante confuse contingenze, emerge l’inadeguatezza teorica dell’istituto della decadenza, come limite temporale all’attività di imposizione tributaria.
Pubblicazione su Dialoghi Tributari 5/2014

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